Il diabete è una malattia che colpisce oltre tre milioni e mezzo di Italiani e gli studi clinici attestano una tendenza all’aumento del numero annuo di nuovi malati, andando ad incidere pesantemente anche sul Sistema Sanitario Nazionale oltre che sulla salute e sulla qualità della vita di chi ne soffre. Il diabete produce una serie di disfunzioni e danni, anche permanenti, a numerosi apparati dell’organismo: da quello gastro enterico a quello circolatorio, causando persino gravi problemi alla vista.
Quali sono le principali differenze tra il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2?
Non tutte le tipologie di diabete sono uguali, ma ciascuna possiede il suo ventaglio di sintomi, fattori di rischio e colpisce in periodi diversi della vita. La maggiore distinzione che abitualmente si fa è quella tra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Cominciamo col dire che nel primo caso abbiamo a che fare con una malattia autoimmune che porta l’organismo ad autodistruggere le proprie cellule. Generalmente appare in età infantile o preadolescenziale e si manifesta improvvisamente con una sintomatologia abbastanza brusca e violenta che subisce le variazioni stagionali e geografiche. Nel caso del diabete di tipo 2, invece, la malattia può presentarsi anche in età molto adulta ( dopo i 60 anni) e aggravarsi col passare del tempo, inficiando moltissimo sulla qualità della vita di un organismo già logorato dall’età e, presumibilmente, da altre patologie. Insorge molto spesso in presenza di fattori di rischio quali sovrappeso e obesità, vita sedentaria, alimentazione poco sana (infatti è conosciuto anche come diabete di origine alimentare) e colpisce prevalentemente la popolazione femminile nel periodo della post-menopausa.
Quali sono i sintomi iniziali del diabete di tipo 1?
Il diabete si manifesta quando lo zucchero portato dal sangue a tutte le cellule dell’organismo non riesce ad essere adeguatamente assorbito da queste ultime a causa di una presenza insufficiente di insulina nel corpo, o a causa di una resistenza all’insulina da parte delle cellule stesse. L’insulina è un ormone che si occupa proprio di rendere le molecole di zucchero assimilabili dalle cellule dei tessuti del nostro corpo; quando la produzione di insulina non funziona correttamente le cellule fanno fatica a ricevere l’energia necessaria allo svolgimento delle funzioni vitali; è un po’ come una macchina che non possiede abbastanza carburante per lavorare a pieno regime e quindi subisce un rallentamento, in questo caso del metabolismo. Nel caso del diabete di tipo 1, la malattia ha generalmente un esordio in età precoce e improvviso che si manifesta prevalentemente con un persistente senso di astenia, vale a dire un senso di stanchezza e debolezza immotivato. Si attestano anche una frequente e durevole sensazione di sete e un significativo aumento nella polluzione, oltre all’insorgere di secchezza cutanea fino ad avere anche delle piccole ulcerazioni epidermiche.
Cosa mangiare se si soffre di diabete di tipo 1?
Anche se si tratta di una malattia autoimmune cronica con cui convivere e che porta il paziente all’insulino- dipendenza, cioè a doversi praticare iniezioni di insulina prima dei pasti principali, molto può incidere il regime alimentare a cui ci si sottopone quotidianamente. Alimenti a base di carboidrati e amido come la pasta, il pane, i biscotti e le patate hanno di per sé già un elevato carico glucidico e richiedono, di conseguenza, una maggiore quantità di insulina per essere assimilati dalle cellule dell’organismo; vanno pertanto assunti moderatamente e quanto più possibile evitati insieme a quelli ricchi di zuccheri. Per chi soffre di diabete di tipo 1 è quindi preferibile assumere cibi ricchi di fibre, vitamine e sali minerali come la frutta ( con le dovute eccezioni come la banana, l’uva e la pera con la buccia) e verdura, proteine e lipidi(carne, pesce, uova e formaggi). Il tutto chiaramente commisurato con le proprie esigenze nutrizionali e il proprio metabolismo basale, cercando di mantenere sempre una dieta varia ed equilibrata.